Gestire un e-commerce online: come comportarsi con le tasse?

Gestire un e-commerce online

Molto spesso si tende a sottovalutare quale sia l’impatto commerciale di un sito di e-commerce che, come tante altre attività commerciali che possono essere realizzate in Italia, genera delle entrate. In effetti, un elemento che porta ad una certa confusione è determinato dal fatto che si tratta di un’attività che non può essere toccata con mano ma che si svolge sul web, attraverso la registrazione di un dominio e la realizzazione di un sito adibito a ricevere pagamenti. Ciò non comporta comunque una variazione nelle condizioni commerciali.

In altre parole, se una determinata attività genera comunque delle entrate, queste ultime dovranno essere dichiarate e sarà fondamentale avviare un piano di tassazione che sia orientato verso la legittimazione della propria posizione. Tutto il mondo del web è pieno di indicazioni di questo genere, quale che siano le forme di attività che vogliono essere create: a partire dai siti di abbigliamento fino a tutti i giochi d’azzardo sicuri che trovi nei casinò, oltre che ai relativi guadagni, se si guadagna online è come se si guadagnasse fisicamente da un lavoro. Ma come comportarsi con le tasse nel nostro paese se si vuole gestire una piattaforma di e-commerce?

Avviare una partita IVA e il regime da scegliere

Per riuscire a portare a termine la propria attività commerciale e per avviare una piattaforma di e-commerce, c’è bisogno di possedere e dichiarare una partita IVA. Si tratta del pre requisito fondamentale, richiesto anche dalla stessa piattaforma e necessario nel momento in cui c’è bisogno di dichiarare le entrate che derivano dalla vendita di determinati prodotti e servizi. Il proprio business digitale può essere lanciato attraverso formule differenti, a seconda della propria età e della disponibilità economica che si ha nel momento in cui si dà avvio ad un’attività commerciale.

Ad esempio, tramite regime forfettario è possibile pagare soltanto il 15% dell’imponibile, che viene ridotto al 5% per i primi 5 anni, così da ottenere una concreta agevolazione sulla propria attività. Se si vuole dare avvio ad un’attività maggiormente concreta per quanto riguarda i costi fissi, invece, si può optare per un regime ordinario, che presenta tassazione progressiva in base al reddito e alle entrate che sono generate dal proprio sito di e-commerce. Si tratta, al di là dei costi maggiori in un primo momento, di una soluzione migliore per quel che concerne gli scaglioni, ovvero i diversi livelli di tassazione, su grandi cifre, dal momento che si parte con una cifra del 23% di tasse da pagare fino al 43% complessivo per redditi altissimi. Quanto alla gestione separata dell’INPS, invece, quest’ultima richiede il pagamento di una quota fissa che dovrà essere sostenuta ogni anno per la realizzazione di attività commerciali e con costi che giungono a circa 4292 euro, a cui vanno aggiunti costi variabili che interessano il 24,48% dell’imponibile che supera il valore di 17504 euro guadagnati in un anno.

Il pagamento della web tax

Per quanto la prospettiva di una web tax sia soltanto rosea, dal momento che interessa dei redditi che siano superiori a 750 milioni di euro guadagnati dalla propria attività, o per profitti di 5 milioni di euro in un determinato paese, si tratta comunque di un qualcosa a cui guardare sul lungo termine. Sempre più paesi, infatti, richiedono a gran voce l’applicazione di una web tax o di una digital tax che venga applicata a tutte le realtà del web, le quali tendono a sfruttare delle piccole falle nel sistema di tassazione per ottenere delle agevolazioni sulla propria attività commerciale. Attualmente, la web tax richiede il pagamento di una percentuale pari al 3% sui ricavi annuali, da versare in un primo momento dell’anno.

Codice ATECO e Camera di Commercio

In ultimo, l’aspetto che dovrà essere considerato a proposito dell’attività interessa le norme burocratiche che dovranno essere prese in esame per gestire – dal punto di vista fiscale – la propria attività facendo riferimento ad un commercialista. Per inquadrare il tipo di lavoro bisogna ritrovare, nel Codice ATECO, il regime di un’attività, della tassazione ad essa connessa e dei servizi che sono garantiti. Conseguente a tale aspetto è la registrazione alla Camera di Commercio, che avviene sostenendo il pagamento di una tassa richiesta dall’INPS per la gestione dei costi fissi della propria attività.